A 80 anni da Nagasaki: i percorsi per abolire la deterrenza

Come scaricare i video dell'incontro online organizzato il 9 agosto 2025 (con Google Drive dal 17 al 23 agosto 2025)
VIDEO NAGASAKI DAY CON OLGA KARATCH
In preparazione dell'incontro Zoom del 24 agosto 2025
Per scaricare Video 1
Olga Karatch: "La lotta ai nuovi euromissili parta dalla Bielorussia"
https://drive.google.com/file/d/1-VYb5NFPCxTePWxyO0MkxsOJUOn89VTv/view
Per scaricare Video 2
Alfonso Navarra: "Le scadenze cui si preparano i Disarmisti esigenti"
https://drive.google.com/file/d/1jZRwG5-X93Iy4I9D0UCTP1jwf_YJSv3X/view
Per scaricare Video 3
Vittorio Pallotti: "La ripubblicazione di CONTRO LE ARMI di Carlo Cassola ci richiama la necessità di una alternativa alla difesa armata"
https://drive.google.com/file/d/16WoErTVneiK2Iy7uE3ZdGo2U9dXeUDXl/view
L'Hiroshima day è stato oggetto, a Roma, di iniziative al Pantheon e a Montecitorio, cui Disarmisti esigenti & partners (in primo luogo WILPF Italia), abbiamo aderito. Alla vigilia del Nagasaki day 2025 - 80esimo anniversario - nelle chat "pacifiste" stranamente (?) quasi non esistono post che ricordano i funghi atomici sulle città giapponesi che hanno cambiato il paradigma storico del mondo, inaugurando l'era della possibile autodistruzione dell'umanità. Dobbiamo sempre tenere a mente che la deterrenza nucleare può essere considerata un "genocidio programmato" da parte delle potenze dotate di armi nucleari. Ma anche solo le innumerevoli vittime del fallout radioattivo derivanti dai test effettuati nell'atmosfera possono essere conderate "genocidio effettuato": lo ripropone un incontro di premi Nobel svoltosi a Chigago questo 16 luglio. Altra cosa da tenere presente. La Bomba non è semplicemente ed esclusivamente "americana" (magari fosse così!) ma incarna tutta la logica della (in)civiltà della Potenza, oltre le semplici dinamiche economiche dell'accumulazione illimitata. Questa consapevolezza della complessità e della profondità va articolata in uno sguardo analitico e propositivo che deve portarci a evitare la militarizzazione del linguaggio. In questo senso la visione della terrestrità aiuta a fuoriuscire dalle secche di un dibattito schematicamente "campista", e da derive estremiste che, in circostanze nuove, possono riprodurre dinamiche distruttive che abbiamo già visto all'opera alla fine degli anni Settanta...

Anche questa riflessione è un contributo all' incontro online che organizziamo per il 9 agosto (dopo quello del 6 agosto)._____________________________________
A 80 ANNI DA NAGASAKI - PROPOSTA DAI DISARMISTI ESIGENTI, RIFLESSIONE ONLINE SUI PERCORSI PER ABOLIRE LA DETERRENZA Introducono: Alfonso Navarra, Daniele Barbi (da Trier), Luigi Mosca (da Parigi). Abbiamo invitato come relatrice Olga Karatch (da Vilnius).
La crisi dei sommergibili platealmente schierati da Trump contro la Russia è un ennesimo allarme: dobbiamo prendere atto dell'attualità della minaccia nucleare e della necessità urgente di una lotta più efficace per abolire la "deterrenza", genocidio programmato, rendendo effettivo il Trattato di proibizione delle armi nucleari anche con primi passi di disarmo unilaterale.
SABATO 9 agosto 2025 dalle ore 17:30 alle ore 19:30 - IL PUNTO SU LA SINERGIA ICAN-NFU, HELSINKI 2, LE ZONE DENUCLEARIZZATE, LE OPPOSIZIONI NONVIOLENTE AI NUOVI RIARMI──────────
Siete invitati a una riunione pianificata in Zoom.
https://us06web.zoom.us/j/87509892837?pwd=dBazykWHiO7KMq3GbjfratoahAFVwU.1
QUI un approfondimento sui sistemi di rappresaglia automatici post-mortem.
Non c'è limite alla follia horror della "deterrenza"!
QUI HIROSHIMA E NAGASAKI COME ANTICIPAZIONI DELLA GUERRA IPERTECNOLOGICA CHE RIPORTERA' L'UMANITA' ALLA ETA' DELLA PIETRA
Sempre sul sito dei disarmisti esigenti, rimandiamo all'articolo dal titolo: "La "Terrestrità" adottata quale bussola analitica per approfondire il "rischio atomico".
Il link per leggere il testo completo: https://www.disarmistiesigenti.org/2025/08/05/vigiliahiroshimaday2025/
QUI LA DETERRENZA COME GENOCIDIO PROGRAMMATO (intervento di Alfonso Navarra, 2022)
Cominciamo con una citazione sul significato e il carattere della PRESA DI OSTAGGI.
La traiamo da "ABC del diritto internazionale umanitario", Opuscolo della Confederazione Svizzera, Dipartimento federale degli affari esteri, edito nel 2018, pag. 44.
"La presa d'ostaggi è generalmente definita come la cattura seguita dalla detenzione di una persona senza motivi legali, allo scopo di costringere una terza parte a un determinato comportamento come condizione per liberare l'ostaggio, la cui vita e integrità fisica sono minacciate. La presa d'ostaggi è
assolutamente vietata ed è considerata come un crimine di guerra".
Questo riferimento fa parte delle premesse giuridiche ai ragionamenti che ora andiamo molto sinteticamente a sviluppare.
Quello che andrebbe approfondito, relativamente alla "deterrenza nucleare", più che se possiamo definirla come un attacco preparato, è se possa invece più propriamente messa in relazione con la pratica di avere di mira una popolazione e dei territori per potere minacciare una rappresaglia con effetti"dissuasivi" di eventuali attacchi di uno Stato considerato ostile o minaccioso.
Quando si parla di "deterrenza" abbiamo quattro modi diversi in cui può essere affrontato il rischio di un attacco atomico, non necessariamente incompatibili l'uno con l'altro; vale a dire: 1) La distruzione preventiva delle armi avversarie; 2) L'intercettazione delle armi atomiche; 3) La protezione fisica contro
gli effetti delle esplosioni; 4) La minaccia di rappresaglia.
Lavorare sul first strike nucleare (caso 1) corrisponde alla preparazione di una aggressione, quindi dovrebbe essere considerato un crimine di guerra.
Per la dimostrazione di ciò si rinvia a tutto quanto scritto sul parere giuridico elaborato da IALANA italia su commissione di Abbasso la Guerra e altre associazioni.
Più semplice e perfino banale è invece prendere atto che la minaccia di rappresaglia (caso 4) costituisce una presa in ostaggio della popolazione eventuale oggetto della rappresaglia.
Il caso 4 è il minimo comune denominatore di tutte le dottrine ufficiali della deterrenza. Prospettando e preparando materialmente una rappresaglia si tenta di dissuadere l'avversario dall'effettuare un "primo colpo" atomico, minacciandolo di rispondere con un "secondo colpo" che gli infliggerà danni intollerabili.
Questo secondo colpo andrà a distruggere indiscriminatamente popolazioni e territori individuati dai bersagli programmati per i missili e le bombe nucleari.
Quello che è da precisare, seguendo una ottica da legulei, è se la presa in ostaggio possa essere configurata a prescindere da uno stato di sequestro di persone confinate in un luogo fisico definito.
La popolazione, nel caso della deterrenza, non è sequestrata fisicamente ma individuata come bersaglio concreto ed è sottoposta a ricatto: la vostra vita verrà fatta cessare dai missili che vi stanno puntando se il vostro governo oserà attaccare per primo.
La vita dei cittadini "nemici" è tenuta in potere dello Stato atomico esercitante la "deterrenza": è questo quello che, a lume di buon senso, conta.
Si tratta di una minaccia di sterminio che è indirizzata a un gruppo umano in quanto tale: la distruzione che verrebbe compiuta cancellerebbe le persone semplicemente perché, a prescindere da ogni altra caratteristica o comportamento, sono parte della popolazione di uno Stato avversario.
In questo senso possiamo considerare la "deterrenza nucleare" ben più di un crimine di guerra attivamente preparato (quindi sussistente); ma un crimine contro l'umanità quale GENOCIDIO PROGRAMMATO.
Il 9 dicembre 1948 l'Assemblea generale dell'ONU ha adottato una convenzione che stabilisce la punizione del genocidio commesso sia in tempo di guerra sia nei periodi di pace e qualifica come genocidio: l'uccisione di membri di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso; le lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; la sottomissione del gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la distruzione fisica, totale o parziale; le misure tese a impedire nuove nascite in seno al gruppo, quali l'aborto obbligatorio, la sterilizzazione, gli impedimenti al matrimonio ecc.; il trasferimento forzato di minori da un gruppo all'altro. Tale definizione è stata accolta nell'art. 6 dello Statuto della Corte penale internazionale firmato a Roma il 17
luglio 1998.
Nel caso della deterrenza si tratterebbe, più propriamente, di "tentato" genocidio. L'uccisione non è ancora perpetrata ma solo pianificata. Il reato non è stato ancora consumato (per fortuna) ma è sempre sul punto di attivarsi, come dimostra lo stato di allerta permanente cui sono tenute un numero discreto di testate nucleari (circa 2.000, testata più, testata meno).
C'è una sede internazionale che condanna senza mezze misure la deterrenza nucleare, e la pone concettualmente fuori legge: è il percorso della proibizione delle armi nucleari, che a Vienna ha attraversato una sua tappa fondamentale con la prima riunione, dal 21 al 23 giugno 2022, degli Stati parti di un Trattato internazionale adottato a New York 5 anni fa, il 7 luglio 2017, ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
Nella dichiarazione di Vienna troviamo scritto:
"Gli Stati parte hanno espresso il loro allarme e sgomento per le minacce di usare armi nucleari e hanno condannato inequivocabilmente "ogni e qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e indipendentemente dalle circostanze".
Hanno inoltre riaffermato la complementarità del trattato con il regime internazionale di disarmo e non proliferazione, compreso il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), e si sono impegnati a continuare a sostenere il TNP e tutte le misure che possono contribuire efficacemente al disarmo nucleare.
Affermando che il TPNW è più che mai necessario in queste circostanze, gli Stati parte hanno deciso di "procedere con la sua attuazione, con l'obiettivo di stigmatizzare e delegittimare ulteriormente le armi nucleari e di costruire costantemente una solida norma globale perentoria contro di esse".
Ora questo strumento del TPNW va a confrontarsi direttamente con le potenze nucleari ad agosto a New York rispetto all'ordine giuridico rappresentato dal Trattato di non proliferazione.
La Dichiarazione di Vienna si conclude con le seguenti parole: "di fronte ai rischi catastrofici posti dalle armi nucleari e nell'interesse della stessa sopravvivenza dell'umanità… Non ci fermeremo finché l'ultimo Stato non avrà aderito al Trattato, l'ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno state totalmente eliminate dalla Terra".
E' un fatto positivo che alcuni Paesi della condivisione nucleare NATO, quelli della UE come Germania, Belgio e Olanda, abbiano deciso di prendere parte come Stati "osservatori" alla Conferenza di Vienna, di fatto avallando positività e utilità di questo percorso. Ed è invece deprecabile che il governo italiano abbia disertato l'incontro, in uno spirito di accodamento alla egemonia americana.
A Vienna una ottantina di delegazioni di Stati hanno quindi concordato posizioni importanti e aperto un dialogo con i Paesi della condivisione nucleare NATO. Sono tutti ben coscienti che il possesso di armi nucleari non serve affatto ad assicurare la pace ed è piuttosto una seria minaccia verso l'umanità intera e l'intero ecosistema globale. Una scelta, quella italiana, ancora più vergognosa e grave in questo momento storico segnato dalla guerra in Ucraina, in cui la minaccia nucleare si fa seria per le possibilità di escalation e l'opposizione popolare maggioritaria è attestata da tutti i sondaggi. Peraltro la presenza delle testate Usa ad Aviano (Pordenone) e a Ghedi (Brescia) lungi dal garantirci, difenderci e rassicurarci, ci rende solo più vulnerabili, per l'appunto "ostaggi" della guerra atomica, vittime potenziali del genocidio programmato in corso.
Noi saremo presenti a New York ad agosto alla revisione del TNP perché, come società civile, intendiamo batterci nello spirito di Vienna, affinché il Trattato di proibizione venga riconosciuto come strumento di attuazione dell'articolo VI del Trattato di non proliferazione.
Ed in Italia continueremo ad insistere per la presentazione di un disegno di legge di ratifica del TPNW: al di là della approvazione immediata, non alla portata purtroppo di questo Parlamento, riteniamo comunque utile che il tema del disarmo nucleare e del suo rapporto con i rischi bellici, ecologici e sociali, debba fare parte del dibattito nella campagna elettorale per le prossime politiche del 2022.

Luigi Mosca – Draft - le 20 mai 2025 luigimosca39@gmail.com
Une sécurité des uns contre les autres ou une sécurité commune de l'humanité ?
« Oh Barbara, quelle connerie la guerre » (Jacques Prévert)
Nous assistons actuellement à un réarmement massif, tant conventionnel que
nucléaire, et également, depuis quelques années, à un affaiblissement, voire
une démolition de toute un ensemble d'institutions et de traités
internationaux qui avaient été mis progressivement en place à la suite de la 2 ème
guerre mondiale. Pourquoi ?
Pour essayer d'y répondre il faut remonter au moins au lendemain de la
dissolution de l'Union Soviétique : c'était le début des années '90, la fin de la
guerre froide et la dissolution également du Pacte de Varsovie, ce qui avait
ouvert le grand espoir qu'un temps de paix allait finalement arriver. Sur une
période d'une douzaine d'années, en effet un rapprochement constructif eu lieu
entre la Russie et le reste de l'Europe, au point qu'un 'Acte Fondateur OTAN-
Russie' avait été signé en 1997 et que la Russie était en pourparlers pour faire
partie de l'OTAN !
La deuxième guerre en Irak en 2003, déclenchée par les USA/OTAN, non
seulement sans mandat de l'ONU et basée sur un mensonge total, mais
également sans consulter la Russie qui était justement en coopération avec
l'OTAN, a provoqué un changement à 180° du positionnement de Poutine
vers l'Occident. (On peut voir à ce sujet l'excellent documentaire "POUTINE,
l'OTAN et l'EUROPE" sur 'Arte' – 'Le dessous des cartes').
Ensuite l'extension rapide de l'OTAN vers l'Est jusqu'à atteindre le nombre
de 30 Etats, avec la perspective d'y ajouter l'Ukraine et la Géorgie (sommet de
l'OTAN de 2008 à Bucarest), a constitué pour la Russie une trahison
flagrante de la promesse de plusieurs leaders occidentaux (Kohl, Mitterrand,
Mme Tatcher et Manfred Wörner, secrétaire général de l'OTAN) face à
Gorbatchev, de ne pas étendre l'OTAN au-delà de l'Allemagne réunifiée.
La guerre en Ukraine, déclenchée par Poutine, est une des conséquences de ce
processus, tout en étant fermement condamnable puisqu'en violation du
Mémorandum de Budapest (1994) ainsi que du Droit International, avec
également la menace répétée d'utilisation d'armes nucléaires, et donc avec le
risque épouvantable d'un dérapage vers une guerre globale.
On voit bien, dans cet exemple, comme, pour obtenir l'élimination effective et
totale des armes nucléaires, il est indispensable de prendre en compte le
contexte géopolitique, tellement ces réalités sont imbriquées !
La réaction de l'Union Européenne et de l'OTAN à tous cela consiste en cette
course actuelle à un réarmement tous azimuts, et cela encore plus suite
à l'attitude récente de Donald Trump vis-à-vis de l'OTAN en Europe.
Pourquoi alors, au contraire, ne pas proposer d'ouvrir une table de
négociations entre l'Occident et la Russie sur l'ensemble des problèmes de
frontière (≈ 4000 Km) liés principalement aux minorités russes dans les
différents pays de l'Est (notamment en Estonie et Lettonie où 1/3 de la
population est d'origine russe, dont la moitié se trouve contrainte d'être
apatride !) : autant de « bombes à retardement » dont la première a déjà explosé
en Ukraine. Pour cela il s'agit de convaincre l'OSCE (Organisation pour la
Sécurité et la Coopération en Europe) à faire une telle démarche, bien sûr sous
l'égide de l'ONU : renouer un dialogue interrompu brutalement il y a une
vingtaine d'années.
Il s'agit, en d'autres termes, d'opérer une transition d'une « culture de
l'ennemi », une approche perdante-perdante, vers une « culture de la
coopération », gagnante-gagnante, et de ce fait bien plus désirable par tout le
monde !
Cette « culture de l'ennemi » constitue la cause de nombreuses guerres : à son
tour elle est souvent engendrée par l'hubris (= une volonté de puissance
démesurée) des leaders des différents 'empires' anciens, nouveaux ou rénovés.
(Voir par exemple la « full spectrum dominance » dans la doctrine des USA).
En réalité, les vrais ennemis de chaque Etat ne sont pas d'autres Etats, les
vrais ennemis sont communs à tous les Etats et ils s'appellent : le
réchauffement climatique, la destruction accélérée de la biodiversité, la pollution
de l'environnement, la faim et la misère dans le monde, les épidémies, etc. C'est
pour faire face efficacement à ces ennemis communs qu'il s'agit d'engager
tout le potentiel dont dispose l'Humanité en intelligence, initiatives solidaires,
créativité … et pas dans une course folle à toute sorte d'armements.
Une relance du partenariat entre l'Union Européenne et la Russie
faciliterait également un processus de désarmement nucléaire, même si pour
le finaliser sera indispensable de le promouvoir à l'intérieur même du 'club'
des 9 puissances nucléaires : et ce sera à nous, société civile, de provoquer
une prise de conscience du fait que le risque d'une guerre nucléaire, même
par accident ou par erreur, est clairement à un niveau inacceptable, et tout
d'abord pour elles-mêmes (!) tant l'Humanité se rapproche seconde par
seconde de la guerre nucléaire d'après l'Horloge de l'Apocalypse (la'
Doomsday Clock' des scientifiques atomiques).
Venant maintenant quant à l'affaiblissement, voire la démolition progressive de
toute un ensemble d'institutions et de traités internationaux : il s'agit d'un
processus d'une extrême gravité. A la suite de chacune des deux guerres
mondiales on avait déclaré : 'jamais plus la guerre' et pour cela on a créé des
Institutions internationales (la Société des Nations après la 1 ère guerre
mondiale et l'ONU après la seconde), justement pour tout faire en vue d'éviter
des nouvelles guerres et surtout une nouvelle guerre mondiale, par des
processus de négociation là où des différends seraient à nouveau apparus.
Or, on assiste à une sorte de paralysie progressive de l'ONU, notamment à
cause du caractère anti-démocratique de son Conseil de Sécurité et des
insuffisances de sa 'force de paix' (les 'casques bleus'), si bien que le rôle de
l'ONU apparait tout à fait marginal dans les tentatives de médiation pour les
guerres en cours.
De même les traités concernant les armements les plus inhumains : les armes
chimiques, bactériologiques, les bombes à sous-munitions, les mines anti-
personnels et surtout les armes nucléaires sont soit affaiblis (comme le TNP),
soit supprimés (comme l'important traité INF, sur l'Intermediate-Range
Nuclear Forces, signé en 1987 entre Reagan et Gorbatchev), et la liste est en
réalité bien plus longue … par exemple la Finlande et la Suède viennent
d'annoncer leur retrait du Traité d'interdiction des mines anti-personnel, en
donnant comme motivation leur besoin de défense vis-à-vis de « l'ennemi
Russe » !
En conclusion, il s'agit de travailler sur deux axes complémentaires :
remplacer une « culture de l'ennemi » par une « culture du dialogue, de la
négociation et de la coopération », la base pour une Paix juste et durable, à
la fois par des initiatives de sensibilisation de l'opinion publique et par des
initiatives diplomatiques, basées sur le multilatéralisme, et d'autre part
« revitaliser » les Institutions et le Traités Internationaux de façon à
renverser le processus actuel de retour à un régime 'westphalien' (1648) où
chaque Etat, totalement souverain, cherche à prévaloir sur les autres dans
une suite de guerres sans fin.
Le rôle de la société civile doit se déployer sur ces deux axes : d'une manière
directe dans la sensibilisation de l'opinion publique et d'une manière indirecte
dans la stimulation de processus diplomatiques pertinents à chaque situation
de crise dans le monde.
Et, en écho au titre de cette tribune, il est important de rappeler l'affirmation de
Gorbatchev « Si un Etat veut être en sécurité, il faut d'abord qu'il contribue à
la sécurité des autres Etats » : or, la dissuasion nucléaire produit exactement
le contraire !
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